20.6.05

Myanmar: Aung San Suu Kyi trascorrre il 60° compleanno agli arresti domiciliari. Aumenta il numero degli attivisti politici in carcere

Alla vigilia del 19 giugno, giorno in cui Aung San Suu Kyi trascorrerà il suo 60° compleanno agli arresti domiciliari, Amnesty International ha diffuso un rapporto in cui denuncia nuovi imprigionamenti di attivisti politici e ricorda la situazione della premio Nobel per la pace e di centinaia di altri prigionieri di coscienza e detenuti politici. L’organizzazione per i diritti umani ha anche lanciato una petizione globale (che può essere sottoscritta on line su www.amnesty.org ) in cui chiede alle autorità birmane di cessare di ridurre al silenzio gli attivisti politici e di rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri di coscienza.

Aung San Suu Kyi è stata privata della libertà per almeno due terzi degli ultimi sedici anni” – ha dichiarato Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International – “senza mai essere incriminata o processata. È un prezzo totalmente inaccettabile da pagare per le sue pacifiche azioni politiche. Dev’essere liberata immediatamente, insieme a tutte le altre persone detenute per le stesse ragioni”.

Tra febbraio e marzo di quest’anno sono stati imprigionati più parlamentari di quanti fossero finiti in carcere nei 21 mesi precedenti. Il governo ha ordinato l’arresto di almeno cinque parlamentari eletti nel 1990. I risultati delle elezioni non sono mai stati riconosciuti dal Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo (Spdc), la giunta al potere. Sempre a febbraio, sono stati arrestati almeno dieci esponenti politici dell’etnia Shan, tra i quali Khun Htun Oo, presidente della Lega per la democrazia delle nazioni Shan.

Nelle carceri del Myanmar si trovano almeno 1350 prigionieri politici, tra cui prigionieri di coscienza arrestati per aver scritto poesie e articoli, aver rivendicato il diritto di fondare organismi studenteschi o aver svolto manifestazioni pacifiche. Condannati al termine di processi irregolari sulla base di legislazioni repressive, sono sottoposti a maltrattamenti e torture e detenuti in isolamento totale, senza accesso alla difesa legale.

“I prigionieri politici del Myanmar sono tenuti in ostaggio dalle autorità” – ha accusato Pobbiati. “Il continuo uso del carcere per eliminare importanti figure dalla scena politica è un grande ostacolo alla soluzione della paralisi politica in cui il paese si trova dal 1988. Il sistema giudiziario, che dovrebbe servire a proteggere i diritti umani di tutti i cittadini del Myanmar, è sistematicamente manipolato per negare e restringere il diritto all’esercizio pacifico della libertà di espressione, associazione e riunione”.

L’Spdc promette da anni di rilasciare “quando sarà il momento” Aung San Suu Kyi, leader del principale partito di opposizione, la Lega nazionale per la democrazia (Lnd), insieme ad altri prigionieri politici.

Altre informazioni

A partire dalle manifestazioni del 1988 contro il regime del partito unico e dopo le elezioni del 1990, in cui la Lnd conquistò la maggioranza dei seggi, le autorità birmane hanno arrestato centinaia di esponenti dell’opposizione politica e attivisti studenteschi.

Queste persone, che non avrebbero mai dovuto essere arrestate, sono in molti casi anziane e soffrono di gravi problemi di salute a causa delle terribili condizioni di prigionia e delle punizioni che vengono loro inflitte, maltrattamenti e torture con esiti spesso mortali.

Un caso tra i molti è quello di U Win Tin, 75 anni, arrestato nel luglio 1989 e tuttora in carcere a causa della sua opposizione pacifica alle autorità e per aver tentato di informare le Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani che si verificano in carcere.

Altri prigionieri di coscienza languono in prigione senza accusa dopo aver scontato la propria condanna. Tra questi vi sono i due parlamentari dell’Lnd Than Neyin, gravemente ammalato, e May Win Myint. Un ulteriore caso riguarda il leader studentesco Myat San, in prigione dal 1991 per aver festeggiato il conferimento del Nobel per la pace ad Aung San Suu Kyi.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 16 giugno 2005

Il rapporto in lingua inglese "Myanmar: i prigionieri politici rappresentano una crescente lascito di ingiustizia" è disponibile all’indirizzo: http://www.amnesty.org/library/index/engasa160192005 .

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