Venerdì, 15 Settembre 2006
Esattamente un mese fa, il 15 di agosto, Padre Saad Sirop Hanna è stato rapito a Baghdad. Quattro giorni fa, l’11 di settembre, è stato rilasciato dai suoi rapitori dietro pagamento di un riscatto.
Ieri, 15 di settembre, una Messa di ringraziamento per la liberazione di Padre Saad è stata celebrata nella chiesa di San Rocco a Torino.
Torino è geograficamente lontana da Baghdad e non ha una comunità di cristiani iracheni, ma esiste un legame tra le due città fatto di visite che alcuni rappresentanti della Chiesa Caldea hanno fatto in questi anni nella nostra città.
Un legame iniziato prima dell’ultima guerra all’Iraq e che è continuato, tanto da riempire la chiesa di San Rocco di fedeli ansiosi di mostrare con la propria partecipazione la vicinanza alle sofferenze della comunità cristiana irachena.
La Messa è stata celebrata dal sacerdote caldeo Padre Rayan P. Atto e da altri cinque sacerdoti: Don Fredo Olivero, Don Silvano Bosa, Don Andrea
Princivalle, Padre Peter Kilasara e Padre John Assey.
Don Fredo Olivero ha dato inizio alla Messa parlando delle sofferenze dei cristiani iracheni, del bisogno che hanno del nostro aiuto morale e materiale, e del bisogno che noi abbiamo di essere loro più vicini per capire pienamente l’immensità dell’amore di Dio, un amore che supera i confini e le incomprensioni linguistiche e ci rende solo Suoi figli e figlie.
Dopo le Letture, Padre Rayan P. Atto ha letto dal Vangelo di Giovanni (15,18-25) il passo sull’odio del mondo verso Gesù e che termina con le parole: “Mi hanno odiato senza una ragione.” Da questa frase egli ha preso spunto per un’omelia che è iniziata con la descrizione dei tempi difficili che i cristiani vivono in un mondo sempre più loro ostile, un mondo che odia Dio e vuole distruggere la Sua Chiesa Viva attraverso l’allontanamento forzato dei Suoi figli dai luoghi dove essi hanno vissuto per secoli.
L’omelia di Padre Rayan è terminata con un commovente ritratto di Padre Saad Sirop Hanna come uomo, amico e sacerdote, della sua cultura, della sua umiltà, e della sua devozione alla Chiesa e soprattutto ai suoi figli più govani ai quali ha dedicato sempre tutti i suoi sforzi.
Parlando del diritto che i cristiani iracheni hanno di rimanere nel proprio paese, Padre Rayan ha terminato la sua omelia ricordando che questo diritto costerà molto alla comunità, un tributo di sangue più che di denaro, e di fede più che di paura.
La Messa è poi proseguita con le parole della Consacrazione ed il Padre Nostro recitati in aramaico da Padre Rayan.
Alla fine della Messa molta gente si è intrattenuta per salutare Padre Rayan, parlargli ed augurare a lui ed alla sua comunità un futuro migliore.
Luigia Storti
Ufficio Pastorale Migranti Arcidiocesi di Torino
Foto di Daniele Dal Bon
16.9.06
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